Continuiamo le riflessioni sviluppate nella prima parte.
Oggi il mantra della campagna pentastellare è la proposta che, una volta ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica perchè primo partito, presenteranno agli altri partiti un’insieme di proposte/punti e, senza scambio di poltrone, porteranno avanti quelle condivise con chiunque sia disposto e d’accordo.
In questa proposta c’è un limite implicito, debolezze congenite, in sintesi ha poca credibilità il progetto e rischia di essere inutile la proposta (quando erano ancora del vaff..) di fare tutto da soli senza avere commistioni con altri partiti.
Una prima nota, da anni i 5 Stelle portano avanti una idea guida, riproposta e rafforzata in campagna elettorale: il reddito di cittadinanza. E’ pertanto impensabile che non la inseriscano quale elemento qualificante nella lista da sottoporre all’esame delle altre forze politiche. Se nessuno l’accetta, saranno disposti a depennarla dall’elenco? Avrebbero dunque fatto una proposta elettorale al solo fine di “acchiappare” voti ben sapendo di non poterla realizzare? O si metteranno a mediare per tirar fuori quelle solite misure di compromesso che non risolvono il problema e, mancando di chiarezza, andranno a generare del contenzioso?
Una seconda nota, nella legislatura appena conclusa non hanno mai dato disponibilità a mediare, ora cambiano strategia. Questo vuol dire che adesso hanno chiaro il concetto della reciprocità? dell’equivalenza? della omogeneità? In sostanza, nel caso si verificasse una analoga situazione a parti invertite loro sarebbero disposti a discutere con gli altri le proposte da questi presentate e a portar avanti solo quelle concordate? senza alcun incarico? O forse più probabilmente tornerebbero alle vecchie chiusure perchè solo loro sono i puri, gli onesti….. e non possono contaminarsi!!!!!
Professori di questa o quella Università, beninteso non inventori di nuove teorie economiche o premi Nobel
Ma la loro poca credibilità non è solo nella debolezza della loro proposta strategica ma soprattutto nei venti punti del programma. Siamo di fronte al solito diligente compitino, nulla di trascendentale; trattasi della solita lista delle buone intenzioni senza alcun rigore scientifico. Nonostante l’enfasi nel dichiarare che sono frutto della partecipazione e collaborazione di importanti Professori di questa o quella Università, beninteso non inventori di nuove teorie economiche o premi Nobel, siamo pur sempre di fronte ad un elenco di linee guida senza il riscontro sulla loro applicabilità in funzione dello stato dell’arte, delle relazioni internazionali, della globalizzazione generale e relativi condizionamenti. Non basta suffragare una misura dichiarando che è stata già attuata in 5 o 6 Stati, non tutte le soluzioni sono replicabili, devono essere calate nelle varie realtà e valutate in rapporto a tutte le condizioni socioeconomiche, culturali e comportamentali e così dimostrare che sono sostenibili in modo generalizzato ed omogeneo. Di questi studi non c’è traccia.
Le proposte economiche, infine, dimostrano che non hanno memoria storica e/o non fanno tesoro delle lezioni della storia. Proposte chiare e dogmatiche nella enunciazione, nebulose ed imprecise nelle procedure applicative, discordanti nei tempi di realizzazione dei benefici: immediati quelli delle misure rivolte alle persone, a medio/lungo termine quelli ipotetiche dell’andamento economico generale del Paese.
Nulla di nuovo, trattasi dello stesso metodo seguito nel passato che ci ha portato ad essere imbrigliati in un immenso debito pubblico, e soffocati da alti costi per interessi che bloccano la nostra economia.
Proposte precise relativamente alla quantizzazione e applicazione del reddito di cittadinanza, delle nuove aliquote irpef, dell ricalcolo delle pensioni minime, una montagna di euro!!!!! Imprecise e non chiare le modalità operative di attuazione, nebulose e solo ipotetiche le relative coperture; biblici e ancor meno precisi i tempi per vedere risultati e ricadute sullo stato generale dell’economia del Paese per il quale prevedono una riduzione del rapporto debito pubblico e PIL del 40% in 10 anni!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Nel dettaglio alcuni dubbi sulle proposte. Il reddito di cittadinanza è una misura strategica e strumentale o invece un provvedimento strutturale? Gli effetti nell’uno e nell’altro caso? Il provvedimento è stato preso analizzando anche la marea di studi specialistici già fatti che prevedono per i prossimi anni una moria di professioni, mestieri ed attività con milioni di espulsi dal processo produttivo che dovranno reinventarsi una nuova occupazione? E quale sarà il maggior costo? E le risorse relative? Si parla di una misura che va da 750,00 a 1960,00 € mese a beneficiario; nel Paese dei “furbetti” chi garantisce la corretta classificazione e debenza? Il Movimento? Ritorneremo forse al clientelismo della “balena bianca”? La donazione e/o assistenza dovrebbe avere la durata necessaria a trovare un nuovo lavoro. Trovato da chi? dato dal Movimento? Ed il reddito minimo di questo nuovo lavoro deve essere almeno pari al reddito di cittadinanza percepito? Se inferiore e viene rifiutato, l’interessato perderà il diritto al reddito di cittadinanza? Ma i tetti di vivibilità utilizzati dal Movimento per determinare i vari livelli del reddito di cittadinanza non hanno alcun valore?
La proposta di semplificazione e diminuzione delle aliquote irpef presenta risultati in apparenza favorevoli ed omogenei, ma in verità sono inefficaci e non incidono, nè tanto meno riducono il Δ tra redditi, la forbice tra ricchi e poveri si allarga ulteriormente. Stesse caratteristiche e deficienze presenta la proposta sulle pensioni.
Ma al di là della più o meno efficacia dei provvedimenti quello che preoccupa e rende meno credibile il progetto è il fatto che a fronte della montagna di risorse necessarie per attuarle si ha la nebbia, misure teoriche non chiaramente citate e quantificate, misure non sempre percorribili.
Alcuni esempi.
L’abbattimento e/o eliminazione di agevolazioni e deduzioni fiscali: quali agevolazioni e deduzioni? chi vanno a colpire? sui redditi più bassi non vanno a vanificare il beneficio della riduzione di aliquota?
La riduzione dei trasferimenti: a chi? a Regioni ed Enti che poi andranno ad aumentare la tasse locali o a diminuire la quantità e qualità dei servizi di cui il cittadino ha DIRITTO? Le classi meno abbienti si troveranno così ad avere un aumento delle tasse e l’impossibilità di accedere, ad es., ai servizi sanitari resi più onerosi?
La spending reviow, l’abbattimento della burocrazia ecc…: semplici ipotesi senza specifiche: chi, cosa investono, misure semplici a dirsi ma difficili a realizzare perchè non sono cose da buttare o bestie feroci da abbattere. Dietro ci sono delle persone, meglio ancora dei lavoratori ed i processi sono molto più lunghi e laboriosi.
Investimenti massicci anche andando a sforare il tetto programmato!!!!!!!!!!!!!! ecc..
Una montagna di soldi di spesa, a fronte di una nebulosa rotante di ipotetiche risorse con effetto dirompente potrebbero infatti generare un indebitamento pazzesco. Dovremmo, come spesso accaduto nel passato, essere chiamati noi cittadini a mettere mano al portafoglio? Sarebbe la solita musica. Ma non è atto da Puri, da Duri, da Diversi, da Migliori. Bene dimostratelo e fate qualcosa di diverso, garantite personalmente, in solido la riuscita del programma, con fidejussioni, ipoteche e quanto altro ritenete opportuno in modo da salvaguardare i Cittadini e far si che non abbiano a pagare i vostri errori le vostre megalomanie. E non veniamo poi a dire che ci sono stati eventi imprevedibili, che forze esterne hanno impedito la realizzazione di quanto promesso (l’Europa, le guerre, la Cina…) no, tutte le variabili devono essere preventivamente analizzate, una quota di imprevisto deve essere sempre messa nei progetti, esiste un sistema prudenziale di formulazione. Le proposte devono essere serie, concrete e realizzabili e questo non può certo dirsi del programma del movimento del vaffa..
E’ una scommessa. Una opportunità o un rischio?